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Cà Inua




Kainua è l’antica città etrusca che sorgeva nei pressi dell’attuale cittadina di Marzabotto.
Ca’ è un richiamo ai toponimi tipici dei casolari montani.
Inua è una parola di lingua inuit che significa l’essenza di tutte le cose, è un concetto spirituale che accomuna tutti gli essere e che è principio di armonia tra i viventi.

localizzazione: Marzabotto, Bologna
cliente: Panem et Circenses
tipologia: recupero edilizio
dimensione: 400 mq
consulenti: EN7 srl, RES srl, Studio Tecnico Federico Giovannini, Stefano Mattei
programma: completato 2020
riconoscimenti: Premio per interventi realizzati da giovani progettisti In/Architettura Emilia-Romagna 2020, menzione d’onore nell’ambito del premio “Abitare Minimo in Montagna” 2025.
fotografie: Fabio Mantovani, (inverno) Panem et Circenses



La nuova costruzione è un volume in pietra e legno che affonda le sue radici nella montagna con cui forma un tutt’uno; un oggetto solitario che esprimere un intenso rapporto con l’energia primigenia e la geologia del paesaggio montuoso. La bellezza e l'imponenza del paesaggio nel quale si inserisce il progetto imponeva un approccio delicato ed attento, il nuovo edificio doveva presentarsi come un oggetto senza tempo, uno degli elementi del paesaggio naturale.

L'abitazione e spazio di ricerca del collettivo artistico Panem et Circenses, ricavata dalla demolizione e ricostruzione della vecchia casa del contadino, si sviluppa su due livelli, il piano terra è parzialmente incastonato nel terreno per rinsaldare questo legame edifico/natura; un innesto che cambia la percezione interno/esterno avvicinando la linea dello sguardo al terreno.

Le pietre ricavate dalla demolizione sono state recuperate e riutilizzate per il nuovo muro in pietra a vista al piano terra (ricostruito sul sedime del vecchio muro) elemento di congiunzione tra la nuova casa ed il fienile ristrutturato. La nuova porzione, con struttura in pannelli X-LAM, si affaccia sul fronte principale solo al primo piano, inserendosi con garbo in un paesaggio fortemente connotato. Il rivestimento è in legno bruciato, un'antica tecnica che ritroviamo nei nostri appennini ma anche in luoghi distantissimi in tutto il mondo, una tecnica legata indissolubilmente al territorio ma proiettata ovunque, un linguaggio comune inclusivo ed accogliente.
Internamente la dialettica tra superfici “dure” (il cemento della porzione interrata della zona giorno, i mosaici dei bagni) e superfici “morbide” (legno di abete utilizzato come pavimenti e rivestimenti) richiama l'essenzialità e l'austerità del luogo. Ogni elemento è ottimizzato per rispondere ad una necessità che denuncia in maniera onesta attraverso la sua scelta materica.

La distribuzione interna, dettata dalla lettura del luogo e delle sue caratteristiche intrinseche, impone di sfruttare al meglio le potenzialità in essere. I locali di servizio si trovano tutti sul fronte nord ed hanno piccole bucature mentre a sud la zona giorno/cucina al piano terra e le camere al piano superiore godono di ampie aperture. Le aperture del piano terra sono schermate semplicemente dallo sbalzo del piano primo mentre quelle delle camere sono dotate di sistema oscurante. Queste aperture oltre a massimizzare l'apporto energetico nelle stagioni fredde e impedire l'irraggiamento diretto in quelle calde offrono una vista mozzafiato sulla vallata.

Tutta la casa è coibentata con un cappotto in fibra di legno di grande spessore che ci permette di utilizzare come riscaldamento/raffrescamento solo un impianto ad aria alimentato perlopiù dai pannelli fotovoltaici localizzati sul tetto del fienile per mitigarne l'impatto. Le acque piovane sono raccolte in vasche e riutilizzate per l'innaffiamento dei campi mentre l'impianto di depurazione è costituito da una fitodepurazione che funziona grazie a due stagni limitrofi all'abitazione.

Il fienile è stato ristrutturato con interventi principalmente di natura strutturale ed attrezzato con tutte le basilari dotazioni impiantistiche. Ad oggi è utilizzato come deposito per le attività agricole, nel tempo nascerà una struttura ricettiva per accogliere i visitatori.

www.panemetcircens.es















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FPA / Francesca Pasquali Archive





Un fienile degli anni ’60 trasformato in un luogo di lavoro per l’artista, un ambiente di sperimentazione e di racconto in cui la luce e le colline circostanti modellano l’architettura.

localizzazione: Palesio, Bologna
cliente: Francesca Pasquali
tipologia: recupero
dimensione: 250 mq
consulenti: EN7 srl
programma: completato 2018
riconoscimenti: menzione speciale premio InArchitettura 2023 Emilia-Romagna; 1° Premio Nazionale CarlottaXArchitettura 2022.
fotografie: Fabio Mantovani



Lo studio dell’artista Francesca Pasquali esprime il carattere della sua ricerca, nascendo quale atto di salvataggio e reinterpretazione di un antico fienile.

L'architettura rurale viene trasformata in uno spazio funzionale, accogliente e identitario, un ambiente di sperimentazione e racconto in cui la luce e le colline circostanti modellano l’architettura, in un costante rapporto di mitigazione e valorizzazione.

La distribuzione planimetrica vede tutti gli ambienti principali e quelli di servizio al piano terra, per liberare completamente il piano primo e dedicarlo ad un grande open space, immerso nel verde, che grazie alle altezze interne ed ai lucernari diviene spazio di lavoro luminoso e areato.
Anche la forte simmetria caratterizza il progetto, la cui distribuzione planimetrica al piano terra è data da una struttura intelaiata in cemento armato con due file di pilastri. Gli ambienti sono stati infatti proporzionati secondo questa maglia, tripartendo la pianta con due spazi più ampi che ospitano il laboratorio, lo studio ed una zona dedicata ai servizi che diviene filtro tra i gli ambienti principali.

Essenziale infine la relazione con il paesaggio, ricercata attraverso una maggiore connessione visiva.
Questo aspetto si traduce nella modifica dei prospetti, realizzando grandi finestre apribili per aumentare la relazione tra ambiente antropico e naturale e consentire di trasportare all’esterno dell’edificio opere di qualsiasi dimensione.

www.francescapasquali.com








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Ripoli




Nel suo significato più comune, la ripa è quella parte estrema di terra che delimita un corso d’acqua e in accezione letteraria o regionale, può indicare una parete scoscesa, una scarpata a picco.

localizzazione: Ripoli Santa Maria Maddalena, Bologna
cliente: Comune di San Benedetto Val di Sambro
tipologia: rigenerazione urbana partecipata
dimensione:  2.600 mq
consulenti: Omega srl, EN7 srl, Bscape
programma: completato 2021
riconoscimenti: selezionato al Premio Architettura Rigenera II Edizione
fotografie: Fabio Mantovani



La rigenerazione urbana della frazione di Ripoli Santa Maria Maddalena ha previsto una serie di interventi per migliorare la vivibilità, l'accessibilità e la qualità dello spazio pubblico, mediante azioni strategiche frutto di un percorso partecipato con i cittadini che ha consentito di rafforzare il senso di comunità e di raccogliere considerazioni e proposte per riqualificare la frazione.

Gli interventi hanno l'obiettivo di rappresentare la collettività e di recuperare la funzione dei luoghi caratterizzati da un uso sociale, sia come emblemi fisici della cittadinanza che come ambiti dove poter sostare e trascorrere del tempo, coniugando vivibilità ed esigenze di mobilità, migliorando la qualità urbana e garantendo un'elevata fruizione ed una corretta valorizzazione del territorio.
Il Progetto partecipato si è sviluppato intorno all'idea di società che ritrova i suoi valori aggregativi negli spazi aperti e di incontro e che identifica nel Paesaggio l'elemento di unione fra passato e futuro, consentendo ad una realtà locale di ripensare se stessa, saldandosi alla propria storia attraverso l'attivazione culturale di una memoria collettiva che riguarda ugualmente abitanti residenti e visitatori.

Anche la scelta delle finiture è strettamente legata al contesto locale e all’ambiente naturale, qui infatti l’arenaria rappresenta un materiale da costruzione esclusivo, che ha dato lavoro a tagliapietre e scalpellini fin dal Medioevo, e che, abbinata all’acciaio zincato, al legno Accoya e al calcestruzzo, restituisce un disegno contemporaneo, enfatizzando il dialogo tra tradizione e innovazione.























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C45





Il progetto è situato all'interno del complesso di Villa Serra, sulla prima collina bolognese, e prevede il recupero e la riconversione dei locali a servizio della ex piscina in un'abitazione unifamiliare.

localizzazione: Bologna
cliente: privato
tipologia: recupero
dimensione: 350 mq
consulenti: Marsiglilab, Per. Ind. Andrea Sabattini, Per. Ind. Federico Giovannini
programma: completato 2020
fotografie: Fabio Mantovani



La necessità di mitigarsi nel contesto della collina ed al contempo la possibilità di godere di panorami unici hanno dato vita ad un progetto che riduce la forma ed i materiali ad elementi strumentali a questi unici due scopi. In questo lessico diretto e quasi infantile il cemento diventa l'elemento naturale, come una grotta scavata nella roccia che protegge l'uomo dalle intemperie, ed il vetro resta l'unico filtro tra l'interno e l'esterno. Il terzo elemento che completa l'architettura è il verde che colonizza tutte le superfici piane a tutti i livelli: il tetto, il piano terra ed il semiinterrato.
Tutte le pareti esterne che non sono costruite contro terra sono realizzate in vetro. Le ampie superfici vetrate impongono la realizzazione di uno sporto in cemento in continuità con il solaio di copertura che protegge dall'irraggiamento diretto in estate e massimizza l'apporto dei raggi solari in inverno.
Come il solaio di copertura così anche il pavimento del piano terra, del seminterrato e dei marciapiedi esterni è in cemento; la continuità del materiale viene interrotta solo dagli infissi a sottolineare lo stretto rapporto tra elementi antropizzati e naturali.
All'interno la planimetria molto particolare, dettata dall'impronta dei precedenti fabbricati, si sviluppa in modo fluido rivolgendo verso l'area di accesso (più pubblica) la zona giorno, mentre verso il giardino retrostante (più privato) la zona notte.
Al piano seminterrato trovano spazio tutti gli ambienti di servizio come sale relax, palestra e lavanderia ma anche una piccola suite che si affaccia direttamente sul giardino ipogeo. Lo spazio di relazione vero e proprio è la copertura piana, in parte coperta da pannelli fotovoltaici ed in parte attrezzata a spazio conviviale con gazebo, sdraio e piscina.














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San Benedetto





La rigenerazione urbana di San Benedetto Val di Sambro ha riqualificato due aree centrali. La piazza antistante la Chiesa e il Municipio è diventata uno spazio di sosta attrattivo e sociale, mentre un'area verde in disuso è stata trasformata in Parco Urbano, creando continuità tra il paesaggio antropico e quello naturale.

localizzazione: San Benedetto Val di Sambro, Bologna
cliente: Comune di San Benedetto Val di Sambro
tipologia: rigenerazione urbana
dimensione: 2.400 mq
programma: completato 2024
fotografie: Fabio Mantovani




Le peculiarità che hanno reso la piazza un elemento fondamentale nelle città tradizionali sono gli stessi principi che per troppo tempo abbiamo trascurato, causando la perdita di identità e dimensione urbana in questi spazi. Per questo motivo, la rigenerazione urbana di San Benedetto Val di Sambro ha riqualificato due aree che, pur essendo vicine, non presentavano una continuità fisica né percettiva con l'obiettivo di ricucire il paesaggio urbano, migliorandone accessibilità, riconoscibilità e sicurezza.
Nel caso specifico della piazza antistante la Chiesa e il Municipio, un luogo di passaggio è stato trasformato in uno spazio attrattivo e dinamico, capace di stimolare le interazioni sociali grazie a un disegno planimetrico coerente, all'inserimento di arredi urbani e all'uso di materiali che conferiscono alla strada la dignità di uno spazio pubblico di alta qualità. 
Inoltre, per favorire il recupero degli spazi interni all’area e destinarli ad attività ricreative, è stato realizzato un Parco Urbano che ha riqualificato un’area verde in disuso, creando un luogo di transizione tra il paesaggio urbano e quello naturale. La permeabilità e la porosità di questo ambiente lo hanno reso accessibile da più punti, fungendo da collante con l’area urbanizzata circostante. L’uso di materiali naturali e la progettazione di percorsi, che permettono di superare i dislivelli topografici, contribuiscono a generare un ambiente nuovo, di transizione e continuità verso la natura.
Questo spazio, oltre a connettere le diverse aree, ospita eventi e attività, diventando un vero e proprio teatro — dal greco theáomai, che significa "stare a guardare" — per ammirare il paesaggio circostante e ospitare spettacoli all'aperto.















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